lunedì 5 gennaio 2009

Al di là del cancro (2)


3
Il pane è e insieme rappresenta il corpo. ( G. Batenson)

Ma tu a che pensi, amigo?
S’è aperto un vuoto.
S’è fatto vuoto attorno a te
Ho un gran vuoto dentro
E guardo avanti
Dietro le nuvole
Dietro il sipario
Circoli d’ansia
Azzurri. Cadmio. Granata.
E il friggere della materia.
La finestra
E lo specchio.
Il puro cigno sospeso
Tra cielo e onda.
Mi muore in petto
L’amore.
Orizzonte indefinito
Di mondi possibili

4

C’i sono due tipi di lutto: quello che attraversa una dimensione del tragico
E quello istituito per sopportare il trapasso dei defunti (R. Bodei).

Ha lasciato un gran vuoto tra di noi.
(Epitaffio trito e gentile).
Poverino. Era uomo – era vile
( Epitaffio montaliano)
Non era molto vecchio
Se ne è andato al momento giusto
Ha superato l’esame.
E’ stato fortunato.
(Epitaffio eduardiano)
Aveva ancora una volontà di ferro.
Governava il vento
Spazzava l’aria con le sue parole
E il suo sguardo sapeva di stelle
spaziava
cercava l’infinito.
( Epitaffio lorchiano)
E le ceneri
le ceneri dove spargerle,
se non in mare
nel suo mare amato di Gallipoli?
Giusto.
(E’ un classico. Teatro del teatro).




5.
Era il limite estremo accessibile alla navigazione ( J. Conrad)

E pensare che dietro c’è il vuoto
davanti c’è il vuoto
intorno a te c’è il vuoto
C’è solo il vuoto.
Il niente.
E una preghiera, ma non tua.
Sta negli occhi di tua moglie
E di tua cognata
vicine a te
in quel tanfo dolente
di corridoio d’ospedale ,
a farti triste compagnia.
E tu leggi nei loro sguardi
nei loro visi pallidi
nelle labbra serrate
negli occhi spauriti
la disperazione
il male terrifico da scongiurare
da esorcizzare.
Dentro di me minuetto
di malinconica attesa.


6.

Questa mia esperienza di catastrofe poteva produrre un cambiamento, se avessi accolto e incentivato il mio desiderio di curiosità. ( A. Lombardozzi)

Ecco la tramontana
Che tutto schianta
L’ora che passa
La cupola del cielo
Le foglie e gli uccelli sui rami
I crolli e i tonfi dentro di te
Le “liquidazioni”.
E tu con le braccia gonfie d’aghi e tubi
In attesa d’essere esplorato
Nei sentieri innominabili
E intanto ancora Melena
Un tango argentino di sangue nero.
Esplorazioni dentro quel buco nero
Dentro quel vuoto che forse non è vuoto.
Nel vuoto qualcosa s’è annidato.
Il drago di don Tonino e di David Maria Turoldo
Il drago di Maria Teresa Capoti
Il drago del finanziere Casole.
Che cos’è il vuoto in fondo?
Mancanza di uno spazio?
Ma c’è pure una filosofia del vuoto
Questo buco inaspettato
Questo buco subitaneo
Questo buco ora essenziale.

7
Aprire una finestra sul silenzio e sul dolore dell’Altro.

Domenica prossima c’è il torneo di tennis.
Il doppio giallo alla Madonnetta
con Mario Piero Luca e Julio
un hidalgo dalla triste figura.
E poi c’è il dentista di via Usellini
(pittore un po' teatrale ,

e moralista a tempo perso)
con il ponte a bilico

da quattromila euro già pronto…
Che dice dottore?

Ce la farò ?
È un libanese nerissimo
un musulmano con gli occhi

iniettati di sangue
quello che mi sorride a Villa Pia
dove mi hanno trasferito
dopo che sono affondato come un tallone nudo
nel suolo screpolato di dodici ore d’attesa
con vecchi gementi che invocavano la madre
e piangevano come bambini

( ai vecchi non rimane
che la croce la memoria

e il pianto)
e le ore fallite
i rombi di treni
le sirene delle ambulanze
e le voci arroganti delle infermiere
lungo gli infernali corridoi
“Ti trattano come una pezza da piedi”
(niente di nuovo sul fronte sanitario).
Ma c’è sempre qualcuno che indovina

il tuo senso amaro e profondo

di angosciosa solitudine?
“Se lo può dimenticare amico mio”
“Domani mattina presto prelievo”
dice all’infermiera marocchina
e anche a quella bionda ghiaccio ucraina
che fanno entrambe pratica sulla nostra pelle
e sulle nostre vene.
Ma io non sono più lì ormai.
La mia mente viaggia

come nomade

per deserti e oceani
riesplora vicende fantasmiche e irreali
mai poi alla fine ritorna sul vecchio cuscino
d’un letto d’ospedale.
La mia mente nomade
ha bisogno di mettere le tende da qualche parte
sostare in un luogo di confine
sul limite estremo navigabile.
Ma dove?
Alzo lo sguardo per vedere
se trovo ancora un cielo.
Non c’è nessuna siepe
l’orizzonte non è infinito
E’ sbarrato
Davanti a me
solo nuvole nere e sparse macerie.
Rovine
Tutto sembra condurti
dentro il cuore di un’immensa tenebra
E non ci puoi fare nulla.
Nulla .

8.
L’uomo è costituito di una molteplicità di aspetti ( ( S.Rushdie)

Sono come un bambino al primo vagito
Il neonato possiede il presentimento dell’esistenza di un seno?
Certamente! E guai se quell’incontro non si verifica.
Ci sarà una frustrazione perenne.
Una vera e propria mancanza per tutta la vita
Mi attacco a quel seno della mia santa mamma Ida.
Che sta in cielo da una vita intera.
L’ho goduto così poco quel seno siculo-napoletano!
Oh vorrei rientrare nel suo utero caldo!
Ma ora sono senza memoria . E senza pensiero.
Pensare non è bello quando devi affrontare faccia a faccia

il verbo più terribile che esista: il verbo essere.
Il pensiero si apre su di un corpo perduto.
Su un volto cancellato.
L’incontro fra una attesa e una frustrazione.
Su quei chiari mattini d’estate.
Quando l’azzurro è inganno che non illude.
E si sente il crescere immenso della vita...

Nessun commento: