mercoledì 7 gennaio 2009

Al di là del cancro (5)



17.Quattro colombe volano verso l'alto e ritornano.

Portano ferite le loro quattro ombre ( Garcia Lorca)


Era così miracolosamente vitale
con tutte le sue macerie e le irrealtà

con quel sottile disagio esistenziale

quell’impalpabile senso di inadeguatezza
che la rendeva così misteriosa e vulnerabile
era così sensibile e complicata, così imprevedibile!

Anche nel momento della disperazione

emanava una calma miracolosa

che la rendeva inattaccabile

perfino al male che la consumava

giorno dopo giorno, ora dopo ora,

madre per la befana non ci sarò più,

disse, e poi aiutò il marito a mettere in ordine

la casa per quando sarebbe partita per sempre.
Il cancro la divorava , la morte era in arrivo,

ed era lei a rincuorare tutti: dovete rassegnarvi

e non abbiate vergogna di sorprendervi a dire una preghiera,

può darsi che ne abbia bisogno

là in quelle sponde dove andrò , in quei strani giardini,

in quegli alberghi infiniti così pieni di mistero


morì come aveva profetizzato

il giorno della befana

ed ora sono dieci anni

che dorme nel cuore della terra


ogni anno, di questi giorni,

lungo la strada di Taviano

quattro colombe bianche

volano alte nel cielo

e tornano con quattro

ombre ferite

e una preghiera.


18.I poeti sono soli col linguaggio.

Ma è anche solo il linguaggio che li salva.


ci sono dolori che non hanno tempo
immobili enormi mille volte più forti

della nostra capacità di soffrire
mille volte più forti

della nostra capacità di sopportrali
dolori che restano lì,

inesorabili come pugnali nel cuore
dolori che non danno tregua
che ogni giorno si svegliano

quando noi ci svegliamo
e che di notte non ti fanno dormire
vengono vinti soltanto dalla necessità

fisiologica del sonno, ma non del tutto
perché il dolore non dorme mai

e spesso s’impossessa dei sogni
e li trasforma in incubi a volte

e a volte in inganni
bellissimi dolcissimi inganni

che si svelano ogni mattina
e ci trafiggono ancora e ancora e ancora
questo è il dolore per la morte di un figlio
e non è vero che queste grandi disgrazie uniscono
è tutto il contrario
ti lasciano solo e disperato ,

ti allontanano a distanze siderali
quelle ferite scompaiono solo con la morte

la sofferenza ha un valore

il dolore ha un costo

I poeti hanno solo parole

per fingere il dolore

e lo fingono così bene

da sentirlo davvero il dolore

e alla fine è il linguaggio che li salva.


19. I vecchi non sanno che piangere


la vecchiaia ha una sua dignità

e una sua memoria

che non puoi barattare con una mazurca



la vecchiaia non bisogna accettarla
bisogna conquistarla

e poi c'è la domanda finale, da un milione di dollari:

e se dio ci giocasse a dadi con l’universo?

martedì 6 gennaio 2009

Al di là del cancro (4)



14.La magia rappresenta il rituale relativo ai demoni , e lo stregone è il suo officiante (G. Roheim)

Eccomi qui , il giorno di Santa Barbara , a me caro , a guardare il sangue nero nel water e non so dove mi porterà questo percorso.

“Ogni inizio è invisibile , soltanto a poco a poco impariamo a vedere”
Un attimo fa ero affacciato alla finestra e guardavo nel parco che si stende sotto i nostri occhi due Husky , due cani con il ghiaccio negli occhi, che nel loro ambiente , in Alaska , - disse Maggiani - , rappresentano la vera protezione per un uomo, per un esploratore , certo meglio delle armi da fuoco, contro il possibile assalto degli orsi bianchi. Sono loro, con quel magico fiuto, a donare sensibilità, ad entrare in sintonia con la modalità d’essere dell’husky, e questo aiuta a controllare gli spettri della nostra paura, le belve , tipo appunto gli orsi bianchi. Sono loro che ci iniziano al rispetto delle forze della natura, alla prudenza, al sangue freddo. Che ci invitano all’ascolto, vero e profondo, della montagna che ci circonda... Ma ora quei due Husky nel parco di Malafede sono due povere bestie fuori ambiente , fuori asse, fuori mondo, fuori registro , fuori tutto , un po’ come me. E mi chiedo che significato possono avere lì , nel prato verde, dove sembrano totalmente estranei e indifferenti a tutto ciò che li circonda. Non giocano fra loro , né tantomeno con altri cani , non riportano il bastone al padrone , non fanno moine . Sono cani seri e tristi , forse, perché non si sentono in sintonia con loro stessi .
E così mi sentivo io nel vedere , lì , dentro il water , quella materia scura , con i fili rossi della voragine , contorni sottili della paura… Ma è proprio mio quel sangue brutto raggrumato nero schifoso che è apparso senza alcun preavviso , come per un sortilegio, una fattura , un wu-du , un maleficio , un rito antico, che sta per compiersi?, un rito che forse si è già compiuto in quell’atto stesso di pura fisiologia , mentre da qualche parte , chissà dove , sta officiando un occulto diabolico stregone gonfio di coca , con le danze le grida la lancia il fuoco ? Rifletto con l’ombra della mia solitudine, e il senso acuto di uno sbalordimento , incredulità. Non è possibile! Via! Tira la catena , premi il pulsante , e non pensarci più!. Ecco , non c’è più nulla, tutto è liscio, lindo, netto, chiaro. Il maleficio è svanito.
Ma l’angoscia sale.
E infatti , subito dopo si ripete l’emorragia. Non c’è alcuna magia. E’ tutto mio quel sangue che si reitera , che esplode, che “dice” eloquentemente che qualcosa non va , che fa mostra di sé, denso , raggrumato, fondo , pesante, oscuro, che si fa subito presagio di tormenti e di futuro nella tenebra.
“La strada, d’improvviso , divenne una galleria di specchi. Non si vedeva più il paesaggio: si vedevano volti. Guardavo venire avanti il mio”
Eccomi qui , fuggitivo dal presente , disperso nelle solite ombre della memoria che fanno ressa; il passato è un carosello , un carillon , tanti flashes irrelati , un treno da prendere in corsa , coll’ultimo vagone , magari ammodernato, abbellito rispetto all’ultimo viaggio. E’ il potere della memoria, il dominio dei ricordi che mi riporta come d’incanto ad una Santa Barbara di tanti anni fa , all’Anmi di Gallipoli , tra il fumo acre dei vecchi marinai , e l’odore stantio di birra di scarto. Davanti a me , i capelli ramati di una fanciulla dal volto pallido , favolosa onda di giovinezza in cui navigare con lo stupore della prima volta. Mi feci marinaio per una delusione d’amore , e ci ho passato trent’anni della mia vita , in mare, o davanti al mare. E quel mare è ancora lì , sotto i miei piedi , ancora pieno di desideri di addestrare il corpo la mente e lo spirito di giovani marinai , ma in trent’anni nessun enigma si è sciolto, nessun mistero svelato. Quel mare è solitudine , scoglio e pensiero ,quel mare è il tutto e il nulla , è il giro della mia prigione che non riuscirò mai a finire.
Ma ecco di nuovo quell’onda oceanica di capelli d’oro scuro , quella fiamma che illumina la stamberga dei vecchi marinai , che abbacina gli occhi degli spettatori , che travolgendo gli argini , le bitte e i cavi che tengono legata quella sgangherata zattera di cemento alla terraferma:

“In te si fa profumo anche il destino.
Batte la vita tua non mai vissuta
dentro di me
tic tac di nessun tempo”.

Non si imprigiona il mare in una gabbia di cemento, prima o poi il vecchio mare travolgerà tutto, argini, ponti e gallerie e tornerà la risacca sul Corso, statene pur certi, parola di Paolo De Tomasi, Capitano di lungo corso e primo pilota del porto . E se tu ora ci metti l’orecchio , amigo, quel mare di sale greco lo senti ruggire , ed è terribile . E’ come un rimbombo pauroso, da balena bianca , che risale l’onda con una possanza e una forza mostruosa, distruttiva , una Moby Dick imprigionata in una vasca da bagno.
Nel frattempo riecco la fanciulla dai capelli ramati , Barbara , che risponde fiera al console Marziano, che le ha detto che è giovane, bella e ricca , potrebbe aspirare ad un trono , invece non capisce perché si sia fatta cristiana, gente che rappresenta la feccia della società romana : “La giovinezza è solo un favore temporaneo. La ricchezza è infida. Il trono è superbia. E la bellezza è come la folgore, passa in un lampo. Nessun bene vi è fra gli uomini che non sia frammisto al male...Solo Dio è luce, guida e salvezza eterna”. Tutte cose assurde , dice il console romano , che le ha messo in testa quel filosofo da strapazzo, quel tale …..Rinnega queste bestialità. Per tutta risposta , Barbara gli porge la sua testa , bellissima , con puerile ostinazione : “ Vorrei conservare della vita soltanto la visione dell’infinito bianco del muro della mia torre” . E quel crudele carnefice , Dioscuro , colui che l’ha generata, con un colpo secco di scimitarra le mozza di netto il capo . Spietate fiamme del mio cuore , che fate? Non incenerite quell’empio? Che fa il sole nero, plasmato nel dolore?
Non può nulla. Il sole è spento . E il cielo si oscura. Ma ecco una folgore squarciare le tenebre e incenerire l’infame genitore. Di Dioscuro , ruffiano di Roma imperiale, non rimane nulla. Ma non torna più nemmeno il sole . Resta lassù , in quel profondo buio. Un buco nero.
Mi alzo, confuso, opaco, disperso , e come un automa mi vedo uscire di casa... Ma non sono io a dirigere i miei passi, i miei piedi non sono più miei. Sono come un automa. Fa tutto mia moglie, che ha preso in mano la situazione e mi guida. Mia moglie è tutto per me. Madre ,sorella , figlia, guida. Dice le mie parole, anticipa i miei pensieri e le mie mosse. Mi prepara il terreno, perché io sono come cieco, senza di lei. E lei, novella Antigone , mi porta per mano. Dovevamo andare a comprare il televisore a cristalli liquidi. Ci troviamo , invece , al pronto soccorso di Casal Bernocchi , con un medico perplesso che scuote la testa e un infermiere che allarga le braccia.


La parola è una spina:

“E’ una melena . Vada al Grassi di Ostia. E buona fortuna”





15. I poeti sono la nostra coscienza sveglia.


in fiamme, in autunni incendiati ,
arde a volte il mio cuore,
puro e solo . il vento che lo desta,
tocca il suo centro e lo sospende
nella luce che ride per nessuno:
quanta bellezza sparsa!

Vicino a me, mia moglie e mia cognata, i tesori della famiglia. Non esistono altri tesori. E il giorno che si fa più buio, più buio che nel cavo dei nidi notturni. A Ostia tutto è grigio , l’acqua è grigia , i cieli grigi cristalli , e un raggio bianco cadendo dall’alto dal cielo forma strisce di colori leggerissime, che man mano si fanno strumenti musicali… Sono i poeti , la nostra coscienza sveglia, che notano l’inesprimibile , che fissano il turbine…che evocano note musicali .Ma forse quella musica la sento soltanto io , che me ne vado con la fantasia a ordinare il cielo, a deviare il vento, prima che penetri nel baratro.
Le due donne che mi stanno vicine , invece sono serie , tristi , scure in volto , preoccupate , e ripetono : Su, coraggio!...Mi viene in mente un personaggio di Moravia. “Non c’è coraggio e non c’è paura…Ci sono soltanto coscienza e incoscienza. La coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio…

16.Non sono gli dei che creano e spiegano gli uomini , ma al contrario sono gli uomini che creano e spiegano gli dei. ( F. Remotti)


Il grande buco che non si sa dove conduce.
Il buco nero.
Il buco e la conoscenza .
Il vuoto e la conoscenza
Bisogna prima spazzare bene il cuore
e la mente
Via l’angoscia
Via questa mezzanotte dello spirito
che porta
che sostiene l’alta fiaccola
e i sogni vesperali
arsi dalla Fenice
che non vengono accolti
da nessuna urna.
Dov’è l’oro antico
che agonizzava lungo il petto
intorno al collo
con la prora di una nave?…
Smettila di pensare!
Non c’è nulla da fare.
Il gioco non è tuo.
Aspetta!
Aspetta!
Ecco il guanciale:
Riposa.



Dentro di me Troia e le Twin Towers .La regione del gioco e dell’ordine segreto che lo regge . Sì, lo so, la scienza , l’arte , la cultura non salvano
né redimono. Ma possono aiutare a vivere , a sopportare l’orrore del vivere , in certi momenti. Le linee prospettiche , le diagonali di Paolo Uccello, le traiettorie di Totò Toma , il poeta rampante, che viveva sugli alberi e amava gli animali e il vino rosso. Gli sfondi favolosi di Durer, “Il Cavaliere e la Morte”.
La morte .
Il mondo ha smesso di pensare alla morte .
Del resto muoiono solo le teste di cazzo, dice Mario Monicelli , che ha più di novantenni, ma si crede immortale….
In realtà siamo tutti già morti e non lo sappiamo, ci aveva detto Euseibio Montale. Siamo tutti in un teatro d’ombre cinesi. Abitiamo un mondo ostile fatto di passaggi.
Il passaggio di un bisturi su un tavolo di marmo o di ferro. I pochi minuti , i pochi secondi ,le frazione di secondo, tutto è essenziale, tutto è eterno. Attraversiamo , se possibile , con dignità , l’indifferenza dell’universo che ci circonda, il punto di fuga, lo “scamuzzolo”. Cerchiamo costantemente la via di fuga, il pertugio da cui evadere dal labirinto , dalle spire del serpente, dal morso velenoso dello scorpione, dalla cloaca massima in cui si è subito immersi appena nati, da ciò che sbuca nel silenzio, da ciò che buca il silenzio.
Non più soli in un disumano universo, se hai un libro con te. Ma dev’essere un
libro cazzuto, davvero cazzuto, con le simmetrie dell’orrore e dell’amore.
Il sublime e l’immondo che ci circonda, l’amore dell’amore, quella forza che tutto muove , l’eternità dell’impressione, una fonte di perennità nell’attimo prescelto.
Ricordo Boccioni e i suoi funerali, trent’anni appena, morto per una caduta da cavallo, un genio riformatore come lui, e i grandi ventagli, lo spiegamento delle bandiere , il drappo rosso in rima visuale nel sole che buca un cielo arancione. Scorie e segni di una astratta solitudine della luce.
La luce anche può essere sola, con lunghi esiti di memoria.
Si può dipingere la luce delle stelle morte da millenni , e dipingere la terra con la stessa terra che non esiste più, la terra d’ombra di Afro Basaldella, con la sua solennità e una spiritualità tutta chiusa in se, con i religiosi effetti evocativi ed emotivi, i pochi colori addensati al centro dell’immagine, alleggeriti verso l’esterno dal nero all’ocra chiaro, attraverso impercettibili gradazioni tonali, il neoespressionismo primitivo africano, i totem le maschere i graffiti di Basquiat , morto per droga a vent’anni o poco più, e poi il Cattelan erede di Duchamp, Piero Manzoni, il genio della merda d’artista , Cucchi , ultimo espressionista visionario , e De Koonig che fa esplodere le forze primordiali con le sue donne astratte, oppure l’acqua ghiaccia di Jasèer Jhons, le spugne blu di Yve Klein, tutte cazzate più o meno.
Tutte cazzate.
Tutte cose che hanno a che fare con l’arte, più o meno, e con quel sovrappiù che è la cultura, diceva Tagore..
Mi fanno entrare in una stanza vuota, c’è solo un lettino e due medici giovani, da pronto soccorso di lungomare , da ER di Ostiamare.

Meravigliose le tue braccia
Quando morirò vieni ad abbracciarmi
Ma senza il pullover

lunedì 5 gennaio 2009

Al di là del cancro (3)


9. Sei nuda. Sei la notte.


Il male, dicevamo, il diavolo ,le tenebre, l'abisso,
la privatio boni, gli stoici,
Massimo Cacciari, con la sua barba da inchiostro dalmatico
il male che si svuota delle sue valenze negative e misteriose ,
il male che diventa un aspetto integrante della vita
e si tramuta in bene , e allora Adamo che mangia la mela
è il primo atto di coraggio dell’uomo,
che sceglie la conoscenza e la libertà ,
che usa male la propria libertà
e manda affanculo il Padre Eterno
che passeggiava lì nel Giardino
come un guardiano troppo geloso.
Ma quale libertà se tutta la nostra vita
è già condizionata dai geni ereditati ,
dalla nostra nascita,
dalla nostra famiglia,
dalla nostra educazione,
dalle nostre amicizie ,
dal nostro paese natio,
dai luoghi nei quali
abbiamo trascorso la nostra esistenza,
tutte queste variabili
che costituiscono la nostra personalità
e di cui non abbiamo alcuna colpa o merito.
Se uccidi un uomo al di là del fiume sei un eroe
Se uccidi lo stesso uomo al di qua del fiume sei un assassino
L’armonia nascosta è più forte di quella manifesta
Dice Eraclito

E la notte è nuda

è fredda

è cieca

dammi il tuo sguardo

così ciò che è separato

sarà unito




10. Saprò parlare dei quattro sguardi?


E il paradiso? Esiste un paradiso?
Credo di sì, Signora, ma i vini dolci
Non li vuole più nessuno.

Il male è una sfida al pensiero , una provocazione a pensare di più,
a pensare altrimenti
La malattia diventa così lo strumento lo stimolo
verso futuri traguardi medico scientifici
L’allargamento conoscitivo è l’unico antidoto alla depressione
Mutazioni del nostro dna
Il genoma umano e il velista americano Center ,

ex infermiere nel Vietnam,

scopatore sommo di donne d'ogni continente ,

oggi nuovo padrone dell’universo.
Nuovo dio con la testa liscia e la barba bianca.
La catena dei processi cellulari della malattia tumorale
Il male è una caduta un errore
Una reazione una disattenzione
Dobbiamo capirlo, risalire fino alle sue radici

per afferrarne le cause più segrete
Quando il mistero viene svelato

il demone scompare
Non ci sono bianco e nero
Il bene e il male
Ma molte sfumature di grigio
Una luce e la sua ombra
Il dio dei coccodrilli impone loro di mangiare gli uomini
e poi piangere
Cerco il divino nella vita di ogni giorno
Anima socratica, anima come psiche come pensiero
pneuma come vento
Di noi restano le idee
E il patrimonio genetico

che trasmettiamo ai nostri figli
E il quarto sguardo

quello del paradiso

è come un sasso scagliato

contro gli ebrei

che si muta in garofano

quando lo colpisce netto alla tempia.


11.Sugli sguardi della memoria, oltre la morte, soffia il silenzio...


Mi preparo a morire ogni giorno
Recitando la poesia di Pavese
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi…
Le recito ad un’infermiera francese
Violante

sposata ad un salernitano nano
quella che mi farà la barba

in modo divino

Lascio lo spazio agli altri
Come fanno gli animali che da vecchi
Si staccano dal branco
Per andare a morire
Credo che una vita basti e avanzi
Una vita lunga e felice
Dopo la prova terribile
Con figli nipoti per quattro generazioni
E una morte sazia di giorni
A centoquaranta anni
Quando sei ormai velo , spirito,
quintessenza della natura stessa
e il morire è lieve come un volo di farfalla
non ho visto madonne piangere , no,
ma cristi in croce sì, eccome
Che prevalga in noi la tentazione del bene
il paradiso del Tintoretto
in quel quadro dove tutto tende al supremo –
la luce i volti gli sguardi , le mani –
io trovo il segreto del funzionamento della vita
è la cellula che venera il suo dna
la luce divina è il nucleo e attorno ad esso
si assiste ad una venerazione quasi assordante
nella sua immobilità, di ogni singola molecola
tutto sempre e comunque proiettato
con venerazione all’affermazione dell’essere,
del sé
intorno ad essa
Disciogli il tuo cuore nell’acqua come la cartina di Vichy.
come facevamo una volta da bambini

Vedrai poi come ti sentirai meglio.
Falò senza fuoco
Lancia spuntata
Matita stemperata
Pietra di zavorra
Che affonda
Ma senza ansia
Senza panico
Dolcemente quasi
Il delirio astrale si è di sfrenato
Un male calmo e lucente t’appare
E il tuo nome finisce nell’acqua
Con un tonfo
Nel mare stornellano spigolatrici
Con voci di stelle
E uno stupore di ciliegi che sa di rimorsi
Oh com’è dolce morire
Quando fioriscono i ciliegi

dice Mishima orgoglio del Giappone


Sei passato
Sei andato oltre
La tua vita è consumata
È la tua ora suprema
Ora che cosa avverrà?
Sei privo di te
Non avverti più il tuo peso
Le cose d’intorno ti oscillano
È l’incanto sospeso
Tra il suono ovattato
E la nebbia dei cuscini
Ah resta immobile
Allo scuro
Non ti muovere
Per nessun motivo
Resta sommerso
In questo gorgo d’azzurro
Il viaggio sta per finire
Forse

12. C'è una canzone nel cuore dell'aquila. Ma le sua ali la trascinano altrove.


L’anima non sa più nemmeno gridare
Ora i minuti e i secondi sono tutti uguali e fissi
Come i giri di ruota della pompa dell’acqua
Il viaggio finisce qui
Forse
Buona notte.
Dove va la memoria?
Che cosa fa il vento
Gli alberi il mare
I libri le lettere e le voci
Che ho lasciato
Gioca a scacchi
Cavalca il bianco a elle
Vai allo sbaraglio con la regina
Non c’è più alcuna via di fuga
Devi affrontare la battaglia
Mamy, I can’t
Non posso
In questa casa non posso non esiste
Tu hai cuore da leonessa sudafricana
Ma tutto è cancro
Non solo i gas di scarico,
il fumo di sigarette,
e tutti i fumi possibili delle industrie…
non solo i satelliti
e le mostruose antenne via etere….
ma perfino i caffè che colano paraffina ,
e i formaggi a pasta dura
e i datteri in scatola
gli orologi, i pulsanti, i computer, i telefonini,
pieni di luci e aghi radiottivi …
tessitori pazienti e luminosi di cancro…
e i fosfati, i fertilizzanti,
queste divinità agrochimiche,
contaminano il cancro….
Una prevenzione ambientale anticancro
priva di falle sgretolerebbe gli stati moderni,
l’economia , le industrie , sarebbe in tutti i sensi
un prodigioso anticancro,
ma per fare questo non abbiamo né volontà né forze…..
neanche la più modesta raccomandazione
anticancro dell’OMS arriva ad agire sui poteri pubblici…
I politici si sforzeranno sempre di coprire la verità
perché la loro dottrina unica e non troppo segreta,
in qualunque stato di questo mondo,
è che una moltiplicazione all’infinito dei letti di dolore
per dilatare la potenza economica e militare è un fatto accettabile.
Ma I medici non devono preoccuparsi
dei danni politici ed economici

che una loro denuncia può fare,

perché sono danni fatti al male….

Se temono l’allarmismo lascino fiorire il cancro

o cambino mestiere…

Ma il problema non è solo medico e sociale ,
è un enigma del pensiero , uno dei fili vaganti,

difficili da risalire,
al destino umano….l’attività umana inquina….
l’attività umana è cancerogena …
sembra che l’umanità non possa esistere
senza almeno una malattia universale unificatrice,
adeguata ai suoi pensieri e ai suoi mutamenti

parola di Guido Ceronetti.

Al di là del cancro (2)


3
Il pane è e insieme rappresenta il corpo. ( G. Batenson)

Ma tu a che pensi, amigo?
S’è aperto un vuoto.
S’è fatto vuoto attorno a te
Ho un gran vuoto dentro
E guardo avanti
Dietro le nuvole
Dietro il sipario
Circoli d’ansia
Azzurri. Cadmio. Granata.
E il friggere della materia.
La finestra
E lo specchio.
Il puro cigno sospeso
Tra cielo e onda.
Mi muore in petto
L’amore.
Orizzonte indefinito
Di mondi possibili

4

C’i sono due tipi di lutto: quello che attraversa una dimensione del tragico
E quello istituito per sopportare il trapasso dei defunti (R. Bodei).

Ha lasciato un gran vuoto tra di noi.
(Epitaffio trito e gentile).
Poverino. Era uomo – era vile
( Epitaffio montaliano)
Non era molto vecchio
Se ne è andato al momento giusto
Ha superato l’esame.
E’ stato fortunato.
(Epitaffio eduardiano)
Aveva ancora una volontà di ferro.
Governava il vento
Spazzava l’aria con le sue parole
E il suo sguardo sapeva di stelle
spaziava
cercava l’infinito.
( Epitaffio lorchiano)
E le ceneri
le ceneri dove spargerle,
se non in mare
nel suo mare amato di Gallipoli?
Giusto.
(E’ un classico. Teatro del teatro).




5.
Era il limite estremo accessibile alla navigazione ( J. Conrad)

E pensare che dietro c’è il vuoto
davanti c’è il vuoto
intorno a te c’è il vuoto
C’è solo il vuoto.
Il niente.
E una preghiera, ma non tua.
Sta negli occhi di tua moglie
E di tua cognata
vicine a te
in quel tanfo dolente
di corridoio d’ospedale ,
a farti triste compagnia.
E tu leggi nei loro sguardi
nei loro visi pallidi
nelle labbra serrate
negli occhi spauriti
la disperazione
il male terrifico da scongiurare
da esorcizzare.
Dentro di me minuetto
di malinconica attesa.


6.

Questa mia esperienza di catastrofe poteva produrre un cambiamento, se avessi accolto e incentivato il mio desiderio di curiosità. ( A. Lombardozzi)

Ecco la tramontana
Che tutto schianta
L’ora che passa
La cupola del cielo
Le foglie e gli uccelli sui rami
I crolli e i tonfi dentro di te
Le “liquidazioni”.
E tu con le braccia gonfie d’aghi e tubi
In attesa d’essere esplorato
Nei sentieri innominabili
E intanto ancora Melena
Un tango argentino di sangue nero.
Esplorazioni dentro quel buco nero
Dentro quel vuoto che forse non è vuoto.
Nel vuoto qualcosa s’è annidato.
Il drago di don Tonino e di David Maria Turoldo
Il drago di Maria Teresa Capoti
Il drago del finanziere Casole.
Che cos’è il vuoto in fondo?
Mancanza di uno spazio?
Ma c’è pure una filosofia del vuoto
Questo buco inaspettato
Questo buco subitaneo
Questo buco ora essenziale.

7
Aprire una finestra sul silenzio e sul dolore dell’Altro.

Domenica prossima c’è il torneo di tennis.
Il doppio giallo alla Madonnetta
con Mario Piero Luca e Julio
un hidalgo dalla triste figura.
E poi c’è il dentista di via Usellini
(pittore un po' teatrale ,

e moralista a tempo perso)
con il ponte a bilico

da quattromila euro già pronto…
Che dice dottore?

Ce la farò ?
È un libanese nerissimo
un musulmano con gli occhi

iniettati di sangue
quello che mi sorride a Villa Pia
dove mi hanno trasferito
dopo che sono affondato come un tallone nudo
nel suolo screpolato di dodici ore d’attesa
con vecchi gementi che invocavano la madre
e piangevano come bambini

( ai vecchi non rimane
che la croce la memoria

e il pianto)
e le ore fallite
i rombi di treni
le sirene delle ambulanze
e le voci arroganti delle infermiere
lungo gli infernali corridoi
“Ti trattano come una pezza da piedi”
(niente di nuovo sul fronte sanitario).
Ma c’è sempre qualcuno che indovina

il tuo senso amaro e profondo

di angosciosa solitudine?
“Se lo può dimenticare amico mio”
“Domani mattina presto prelievo”
dice all’infermiera marocchina
e anche a quella bionda ghiaccio ucraina
che fanno entrambe pratica sulla nostra pelle
e sulle nostre vene.
Ma io non sono più lì ormai.
La mia mente viaggia

come nomade

per deserti e oceani
riesplora vicende fantasmiche e irreali
mai poi alla fine ritorna sul vecchio cuscino
d’un letto d’ospedale.
La mia mente nomade
ha bisogno di mettere le tende da qualche parte
sostare in un luogo di confine
sul limite estremo navigabile.
Ma dove?
Alzo lo sguardo per vedere
se trovo ancora un cielo.
Non c’è nessuna siepe
l’orizzonte non è infinito
E’ sbarrato
Davanti a me
solo nuvole nere e sparse macerie.
Rovine
Tutto sembra condurti
dentro il cuore di un’immensa tenebra
E non ci puoi fare nulla.
Nulla .

8.
L’uomo è costituito di una molteplicità di aspetti ( ( S.Rushdie)

Sono come un bambino al primo vagito
Il neonato possiede il presentimento dell’esistenza di un seno?
Certamente! E guai se quell’incontro non si verifica.
Ci sarà una frustrazione perenne.
Una vera e propria mancanza per tutta la vita
Mi attacco a quel seno della mia santa mamma Ida.
Che sta in cielo da una vita intera.
L’ho goduto così poco quel seno siculo-napoletano!
Oh vorrei rientrare nel suo utero caldo!
Ma ora sono senza memoria . E senza pensiero.
Pensare non è bello quando devi affrontare faccia a faccia

il verbo più terribile che esista: il verbo essere.
Il pensiero si apre su di un corpo perduto.
Su un volto cancellato.
L’incontro fra una attesa e una frustrazione.
Su quei chiari mattini d’estate.
Quando l’azzurro è inganno che non illude.
E si sente il crescere immenso della vita...

domenica 4 gennaio 2009

Al di là del cancro




Caro Ottavio,
è stato detto che la penna ha qualche affinità con la spada, ed io scrivo per combattere, per ferire o perire . Se tu fossi un’ombra ti accorgeresti che le ombre non si rassomigliano . Ed io scrivo anche per tutte le ombre che ho visto, anzi , che abbiamo visto nascere e morire qua dentro , in questo ospedale modello , che ospita i malati di cancro , scrivo per decidere la mia morte , impegnato a condurre a termine il compito che mi sono assegnato. Ecco, so , ad esempio , che dopo di noi, in questi letti dormirà l’universo intero , e non sarà più lo stesso universo , perché noi ne abbiamo modificato la forma, ne abbiamo segnato il destino, con il nostro dolore, soprattutto il tuo, caro Ottavio, così straziante, così atroce , ogni notte impiccato sulla sedia a invocare il torvast , e altri antidolorifici che non ti facevano nulla.
E ogni giorno a guardare il transito delle persone , infermiere, dottori, parenti, con occhi diversi, in modo sempre diverso, fino a decidere , noi, dentro il letto, con la febbre, con la sofferenza, a decidere di farle restare così, per sempre, come le vedevamo – sublimi o orrende – in quel momento, in quel preciso momento, quando apparivano al nostro sguardo di rive malate, di nubi folli, di sogni e d’oblio.
Cercavamo lì, tra le lenzuola , le padelle, l’odore di sangue e di piscio, le particelle , la particella di Dio, per dimostrare senza alcun dubbio, che Dio c’è, che Dio esiste, o che facevamo il tifo per lui , affinché esistesse . E Dio veniva davvero , di tanto in tanto , sotto forma del primario, con i capelli candidi e il bel volto liscio senza neppure una ruga, quel bel volto da statua greca, o latina , Licurgo, Cicerone , Seneca, freddo lontano distante, ma fiero , giusto , implacabile.
Qui ci trattano da pezze da piedi, signor Primario-Dio, dicevo io, - da vecchio colonnello in pensione , - e noi soffriamo, non siamo abituati alla sofferenza fisica, ma solo a quella dell’anima, a quella sì, ma non abbiamo cognizione della malattia …E il Primario-Dio faceva ampi gesti con la mano , ed era come se sollevasse un’alba nuova , proprio in quel momento . E il profumo dell’alba entrava nella stanza opaca , per tutto il tempo della sua presenza, circa due minuti, quando con il camice immacolato rasentava gli orli del nostro deserto ,della nostra solitudine bianca , e diceva ai collaboratori, Vedete , cari colleghi , questa sofferenza , questa lacerazione ? Ci deve ricordare che dobbiamo contare sulla nostra fedeltà alla professione , sul nostro sacro giuramento. E l’esperienza c’insegna che talvolta il male acconsente a concedere una tregua al paziente , poiché esso ha bisogno di sonno. Lei , a casa, prendeva qualcosa per dormire? Sì, lexotan da 1,5. Vostra Suprema Solennità . Bene, bene , che gli siano date venti gocce di lexotan ogni sera prima di dormire.

2.
Ciò che rende tragico questo luogo siamo noi che lo abitiamo. Regole abitudini spazi cose gesti consueti , intimità , tutto spazzato via in un giorno, un calcio all’aria, un vaffanculo, un idraulico di Soverato , un maresciallo dei carabba di Albano , un contadino di Avezzano , un muratore della Scurgola, un piccolo imprenditore della Garbatella , con il pancreas devastante , cellulare infiammato e televisore personale acceso h24, questi i miei compagni di viaggio, prima di te, Ottavio.

Ho perso la nostalgia delle ricordanze
Vado sempre più a fondo
Nei sotterranei della mia coscienza
L’essere non invecchia mai mai
L’anima rimane fanciulla per sempre

Avevo un amico ch’era un genio assoluto
Era taciturno e solitario
Tutto preso dalla bellezza della matematica
Abbiamo guardato l’atomo da vicino
Persi in panorami inconcepibili
Con la ragione si fa poco strada
È l’intuizione che conta
E anche la controintuizione
Che è la chiave di tutto
Le particelle subatomiche cambiano
A seconda di come le guardi
Possono essere corpi o onde
Tutto dipende da te ,dal tuo sguardo

Dicono che col cancro bisogna combattere
Che non ci si deve rassegnare
Che si deve avere la volontà di guarire
E’ una battaglia che tu puoi vincere, amigo.
Non è vero
Il cancro se ti vuole uccidere
Ti uccide
Altrimenti no
Ma non dipende da te
Dalla voglia di vivere che hai
Dipende solo da lui
Ho visto gente lasciarsi andare , sprofondare nella disperazione
O nell’inedia , e campare ancora degli anni , o addirittura guarire
Altri invece li ho visti lottare con tutte le loro forze
Crederci
Pateticamente crederci
Illudersi e illudere gli altri
E poi consumarsi in sei mesi

Ma una donna che ti aiuti , ci vuole.
E’ necessaria.
E’ indispensabile.
Ma come fanno le donne ad essere così fragili
E pure così forti
Di quanti strati è composta la loro personalità
Quale segreto nascondono nel fondo dell’anima?

( continua)