giovedì 18 settembre 2008

Totò Toma e l'anima dei cani





L'anima dei cani




Salvatore , “Toto’” Toma, da Maglie
il paese di Aldo Moro e dei Fitto
borbonici e governatori per vocazione
Un poeta barbuto morto giovane, a soli
trentasette anni ( numero inquietante e sfigato)
perché “le piazeva el vin “( qui si chiama "mieru" )
e beveva forte e scriveva versi strani
assurdamente erotici , ma d’un erotismo metafisico.

Toto’ scriveva sui muri e sugli alberi
di Palmariggi , dov'e si consumano inutili stragi
di cicale e di pini ( cicale morte , gonfie e bianchicce
pini malati di cancro e d’abbandono)
“Ci ho messo una croce/ e ci ho scritto sopra
oltre al mio nome /una buona dose di vita vissuta
Poi sono uscito per strada /a guardare la gente
con occhi diversi...”



Scrisse così e poi se ne uscì a guardare
con occhi diversi ( che guaio, caro Toma!)
Disse che non voleva rassegnarsi alla comoda
abiezione della nostra società, ma intanto procreava.
Al terzo figlio disse basta e se ne scappo’ di casa.
Andò a vivere sugli alberi come il Barone Rampante.
E amava davvero la natura e l’innocenza degli animali .
come la puo’ amare un uomo strano , un poeta strambo
come lui, ma tutti i poeti sono strambati e vedono l’“oltre”

E così raccontò la fine del mondo, a colori: amici,
figlioli (leggi: teste di cazzo),non ci sarà nessuna Apocalisse
né un film alla De Sica con Sordi la Loren e Mastroianni, no.
“... la terra si trasformerà/ in un animale
che per infiniti secoli/abbiamo violentato e ucciso
mangiato e fatto a pezzi…Essi sono là/ che ci aspettano...”

Era strambo e unico, un Rimbaud del tacco
che preferiva la bottiglia al moschetto
o un cane spelacchiato d’ Otranto
alle generazioni di nobili scorpioni del deserto.
Un giorno disse: “Rembo’ – lo chiamava fratello –
perché cazzo sei andato a morire con una gamba in cancrena?
e con una sorella incestuosa?

Non è meglio morire come al macello?
Quest’ultimo maudit italiano
lo capì – unica e sola - Maria Corti,
un’altra che amava Otranto e i cani
e non poteva veder gli intestini bianchi
di un randagio travolto sulle strade
provinciale leccesi,
né le bestie macellate di cui parla
il poeta macellaio ("Tutti in fila nudi
appena sporchi di letame
attendono la perfezionebalbettando proteste
il più intrapendente
sodomizza il compagno

davantil'urlo che si alza è solo un anticipo
/la rivoltella a pressione frena lo scandalo

Maria era una lombarda che “ L’ora di tutti”

“l’ è proprio de tott’ , anche sua.
Una che sosteneva che l’anima
i cani
c’è l’hanno ,
eccome!

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