martedì 30 settembre 2008

Agata




AGATA
(quasi un poemetto)



1.
Le sue torri erano piene d' angeli invisibili
che circolavano torno torno alle mura
Questa e' la citta' del sacrificio
dove il sangue scorre precipitoso
verso la morte.
E tu sei la mia Beatrice celeste, disse Lui.
E Agata :- Mi hai baciata in tutti i luoghi del mondo
ma non mi ha mai baciato entro lu mare .

Percete?
Te face schifo baciarmi intra lu mare?
Ed ecco che il mare si protese subito verso di lei.
E anche il vento l'abbracciò tutta .
Poi presero tutti e due a urlare

e gettarsi contro la sua stanza
Lei odorava di sole di onde ,

di cielo , di vento aperto
si lasciava invadere

e volava come un gabbiano ferito:
"le mie ferite sono antiche

e non mi fanno piu' male"


2.
Aveva cambiato anche la voce

volando volando
ma venne il giorno che non volò più .
E allora Agata morì

morì quietamente

e sembrava una dormiente.
Ed ecco la lunga teoria delle prefiche
ruotare nella corte Raggi

e intonare il pianto greco
e venne il mercante con la doppia asta

e il pirata cieco da un occhio

avanzando sotto la nebbia marrone
della prima alba d'inverno
la città s’i fermò, era irreale

3.
Scusate , ma nunn’ era d’autunno
quannu morse l’Agata noscia?
si chiedeva la gente per via
riversandosi in massa

nelle strade bianche
confondendosi con le capre
sulle soglie delle case.
Ma sai le mezze stagioni

non esistono più
e poi la barca vae e vae

e nnu torna chiui
alla spiaggia…

E ognuno rimane fisso
con gli occhi davanti

ai suoi piedi smisurati
Ogni piede è una barca senza remi
( sì, perché la povera Agata
ciàveva er quarantadue pieno.
pur dichiarando il trentasette)
i capelli di Agata guizzano
come punte di fuoco

e dai suoi capelli nascono nottole
e s'accendon gli occhi
tondi e neri delle nottole

che volano stridendo
in modo satanico.
Tornatevene alla grotta

delle Zinzuluse,

gridano le prefiche.


4
Ma nunn' era ‘na santa, Agata?
Il Vernole dice di sì,

dice che avevano trovato la sua mammella

alla Purità
una spiaggia piena di spume e ossi di seppia.
La mammella tagliata di netto,

e un quaderno giallo.
Aperto. Coi fogli svolazzanti.

Su cui c’era scritto il nulla.

Seguivano cupi silenzi
la gente fissava il quadrato di cielo
e i giardini di limoni ghiacciati nell'agonia
di quei luoghi pietrosi
Clamore e compianto dalla prigione

di San Francesco
e dal palazzo del Governatore

dove echeggiava ancora il grido
e il dolore e lo schiantodel padre :

quel cadavere l'anno scorso
l'avevano piantato nel mio giardino ,
sotto i limoni, e ora comincia a germogliare
è un cadavere fiorito
diventerà alto quanto il cielo

(nell’aria , che odore di mimose!)
non sentite che odore nell'aria?

5.
Fu allora che venne il santo bevitore
come sempre ubriaco
Stava dietro le nubi e le acque a cascate.
Venne e disse mostrando
l’urna di cristallo: qui non c'ete acqua ,
ma solo mieru
bisogna trovarlo.

Ceccazzodisci, messapo?
disse il Tarentino spartano.
Ceccazzo bisogna trovare?

Vino!, dico vino
dico vino santo , disse il santo
E andarono a svegliare i bottai fannulloni
perchè tirassero fuori il vino buono
quello che sta nelle botti di rovere
per festeggiare la morta
Nel mentre sbarcarono
i naufraghi e approdarono sulle Uccolette
- qui non c'e' strada ma solo sabbia
se noi avessimo acqua potremmo bere
ma ci son solo rocce senz’ acquadove
non si puo ' sostare ne' pensare

e rombi e granchi di rive lunari


6.
Guardala quant'è bella, la mia Agata

e' come la mia terra

e' bella d'uomini e di mare

di martirio e figure di pietra

e venne un sole di salnitro e grigio

di maestrale ancora pieno di bandiere stinte
i gabbiani si davano la mano

e le bandiere sventolavano sotto l'arco giallo

e c’era una casa nel mare, con la barche e la luna
e le barche nude che pregavano in silenzio.


7

Pregano la povera Agata , disse Irene la leccese.

Fino ad allora ci eravamo guardati in silenzio ,
Irene ed io come se fossimo stati pietre o alberi

di piazza Sant'Oronzo

Eravamo morti

ma ecco che i capelli di Agata
cominciano a crescere
e crescere sotto il velo nero
crescono ancora alla luce nuova
E di luce scintillano

balenano come acciaio azzurro

ecco rifrangere la lama dei nostri occhi
che ci accieca

ci colpisce in fronte come piuma di fuoco

mi e' parso che il cielo si aprisse

in tutta la sua larghezza

per lasciar piovere pietre e frecce

e torri sul mare
pimpinnacoli di gloria sulle vecchie mura di Gallipoli
Alè , alè, morte all’ammiraglio Marcello!
Avevo distrutto l'equilibrio del giorno

e anche Barbara l'ebrea dai capelli ricci e nerissimi
che stava con me alla Giudecca

tra nastri antichi merletti e pietre nude, disse
ch’era straordinario far l’amore nel silenzio
e s’adagiò sulla riva di una scogliera deserta
dove non eravamo mai stati

e si tolse l'ultima veste.

Già , già , ma con tutte queste pietre
come facciamo a far l’amore?

Queste lisce pietre nere , disse Irene ,
sembrano siano nate stanotte

e sudano dolore

sono pietre miserabilisono

pietre del sud
pietre terroniche

tra le piante di tabacco
che hanno visto sorgere dalla loro oscurita'

il volto divino di Agata

e questo volto che vi si chiede di vedere

nevvero?

in fondo che vi costa?

pochi centesimi e vi portate a casa
una cartolina che è la fin du monde

Ma noi veramente più che il volto

vorremmo la mammella

la sacra mammella.



8.

Entrava un odore di notte

e di fiori

ogni oggetto

ogni angolo

tutte le curve
si disegnavano

con una purezza

che feriva lo sguardo di Irene

era un lume senza splendore
in mezzo a un nido di rughe

il cielo era pieno di macchie rosse

9

Incendi e delitti
erano le nubi congiunte tra loro
da certi angoli e da certi piani
era la bellezza del tramonto
di Michele il nassaro
era il vento che ora passava

dietro la luce del faro

e portava con se il profumo della notte

e i lampi
una vernice d'acqua era sul viso di Irenela

terra color sangue

che rotolava sulle bare del sud

la carne bianca delle radici

un nido di luci e pampascioni

e gli scapeciari con i grandi otri gialli

il cielo era puro ma senza splendore
sopra i fichi d’india

hanno fatto impallidire le prime stelle
che sorgevano nella notte

il gemito e' salito lentamente
come un fiore nato dal silenzio

fu sempre suo il mare

quando i suoi occhi videro il mare

le grandi acque già lo avevano anelatoe posseduto


10.

replay

Lei odorava di sole

di onde di cielo di vento aperto

si lasciava invadere e volava

come un gabbiano ferito:

"le mie ferite sono antiche

e non mi fanno più male"

la terra color del sangue rotolava sulle bare

degli ottocento martiri

ma nessuno se ne accorgeva.



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